domenica 23 aprile 2023

Gli atei sono peggio dei credenti?

La risposta a questa domanda per molti sarà scontata: non credendo in Dio, queste persone andranno sicuramente all'inferno. Ma è così?

Intanto chiariamo una cosa: non esiste un paradiso e non esiste e un inferno, almeno non come vengono comunemente intesi. Se vogliamo vedere le cose da un certo punto di vista, possiamo dire che il pianeta dove viviamo è un "inferno", dato che la vita in esso è difficile per la maggioranza dei suoi abitanti. Ma non è certo il pianeta Terra il problema: sono le persone. Ora, se vivessimo in un ambiente dove regna armonia, altruismo, gentilezza, empatia, potremmo dire di vivere in un paradiso. Ma dato che l'ambiente in cui viviamo è saturo di odio, egoismo, orgoglio, violenza, inganno, è appropriato chiamare tale ambiente "inferno". Ma veniamo al punto del post. Sento spesso dire in giro che se esistesse un Dio, questo amerebbe di più chi crede in lui rispetto a chi non vi crede. A me questo pensiero ha sempre fatto ridere, perché denota scarsa conoscenza delle leggi universali e anche scarsa conoscenza delle Scritture. Pensano che basti credere in Dio per avere la sua approvazione.

Ora cercherò di spiegarvi perché questa è una stupidaggine. «Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli». In questo passo del Vangelo di Matteo Gesù fu molto chiaro ed esplicito: ciò che rende una persona migliore e gradita a Dio non è tanto il dire ma il fare, le sue opere, le sue azioni. Quanti atei ci sono che fanno una vita esemplare? Tantissimi. Sono uomini e donne buoni, gererosi, altruisti, con alti valori morali. Hanno il "difetto" di non credere in Dio, ma è un problema? Certo che no. Dal momento che mettono in pratica le leggi universali, stabilite da Dio, stanno inconsapevolmente facendo la sua volontà, e per questo sono migliori di tanti che, appartenendo a qualche confessione religiosa, adorano Dio con le parole ma poi lo rinnegano coi fatti. Gesù smascherò questi ipocriti. In una occasione chiamò i farisei "sepolcri imbiancati", belli a vedersi all'esterno ma dentro pieni di ossa e di ogni putridume. E dobbiamo ammettere che qui sulla Terra la stragrande maggioranza degli individui appartiene a questa categoria, specie nell'epoca attuale dove si dà grande importanza all'apparenza. Ma i criteri di giudizio umani non sono quelli del Creatore. Se noi ci facciamo ingannare da una bella presenza, lo stesso non può dirsi di chi guarda unicamente il cuore. E ci sono tanti atei con un cuore grande.

Ma molti obbietteranno: questi non credenti che rifiutano l'idea di Dio, come faranno una volta trapassati? Come potranno avere il favore di Dio disconoscendolo? La risposta a queste domande è semplice. Un ateo in questa vita terrena ha temporaneamente dimenticato Dio, anche se la sua legge è ben impressa nella sua coscienza. Una volta lasciato il mondo fisico e tornato nel mondo spirituale, si ricorderà nuovamente di Dio. Ma la cosa più importante è che se in questa vita ha praticato il bene, andrà in un ambiente migliore di chi, anche se fortemente religioso, non lo ha praticato. Questa si chiama meritocrazia.

Basta osservare la storia conosciuta per capire che l'essere religiosi non vuol dire nulla. Anzi, quante guerre, quanti omidici sono stati compiuti nel nome degli dei? Possiamo pensare che se quei popoli non fossero stati così religiosi, forse non avrebbero avuto alcuna ragione per combattere e uccidere. Karl Marx definì la religione "l'oppio dei popoli". Gli si può dar torto? Naturalmente non parlo di quei religiosi che fanno vera professione di fede ma di quelli che ipocritamente usano il nome di Dio per giustificare le proprie nefandezze. Il fatto è che religione e spiritualità sono due cose completamente diverse. Il religioso può non essere spirituale, e chi è spirituale può non essere religioso. L'ateo, pur non credendo nella vita dopo la morte, può condurre un'esistenza migliore di un religioso: fa il bene perché la sua coscienza, plasmata secondo le leggi di Dio, glielo suggerisce. È un buon lavoratore che al momento ha dimenticato il suo datore di lavoro.

Rispondiamo quindi alla domanda iniziale: gli atei sono peggio dei credenti? Dipende. L'ateo che vive la sua vita in armonia con le giuste leggi di Dio può essere infinitamente meglio di un credente e più meritevole di quest'ultimo di una destinazione felice dopo il trapasso. Se, ad esempio, un ateo non crede in Dio ma è un buon marito, un buon padre per i figli, un amico fidato e fedele, rispettoso del prossimo e della natura, con la sua eccellente condotta di vita potrebbe adorare Dio molto più di quanto non faccia un credente. Sì, è vero che la preghiera è importante, ma ciò che veramente conta sono le opere, le azioni. Sono quelle che ci fanno crescere, evolvere. Ed è per questo motivo che siamo qui sulla Terra.





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