venerdì 11 ottobre 2024

Un pianeta con troppi abitanti

L'altro giorno guardavo su YouTube un video di Sadhguru, noto maestro spirituale indiano. Diceva che le donne che non vogliono far figli dovrebbero essere premiate anziché biasimate. Perché? Secondo il saggio, non occorre che si facciano altri figli poiché siamo già in troppi! Quanti abitanti ha il pianeta Terra? Al momento, siamo 8,2 miliardi di persone sparse sulle terre emerse (149 milioni di km² occupanti il 29,2% della superficie terrestre). Sadhguru diceva inoltre che se l'uomo non porrà un freno, ci penserà la natura con i suoi metodi. Che dire? Il punto di vista di Sadhguru è poco condivisibile oppure c'è un problema serio, reale?

Per rispondere a questa domanda analizziamo un po' di numeri. Nel 1900 la popolazione terrestre era di 1,6 miliardi di persone. Ciò significa che in soli 124 anni siamo cresciuti di ben 6,6 miliardi di individui. Si stima che nel 2050, cioè tra 26 anni, raggiungeremo i 10 miliardi. Ho a casa un'enciclopedia dei primi anni '70 che descrive la situazione demografica nel 1971, anno a me molto caro. Vi si legge:

1971: presenti 3.700.000.000
La Terra su cui noi viviamo è per il 70.8% coperta d'acqua. I continenti infatti (149.000.000 kmq) di superficie occupano solo il 29,2% del totale. Su queste poche terre emerse si stipano oggi 3.700.000.000 di persone che aumentano di 70 milioni l'anno e che saranno nel 2000 oltre 6 miliardi. La popolazione odierna crea enormi, drammatici spesso insolubili problemi di sopravvivenza: nel 1970 sono morti di fame oltre 35.000.000 di persone, ossia più di 100.00 al giorno. Appena un quarto degli uomini oggi viventi dispone delle calorie quotidiane sotto le quali cominciano la malnutrizione e la sottoalimentazione. Nel 1971 gli affamati (meno di 2.200 calorie al giorno) o i malnutriti (fra le 2.200 e le 2.700 calorie al giorno) ammontavano a 2.600.000.000 (circa il 70% dell'umanità).

Il 1971 è il mio anno di nascita. Da quando son nato fino ad oggi la popolazione mondiale è più che raddoppiata passando da 3,7 mliardi a 8,2 miliardi, il tutto in soli 53 anni! Vi rendete conto? La domanda fondamentale è questa: il nostro pianeta è adatto a ospitare una tale quantità di persone? Per fare un esempio, è come se si costruisse un penitenziario per 500 detenuti e lo stesso ne ospitasse 5 volte tanto o anche di più. È chiaro che il sovraffollamento sarebbe un grave problema perché tutti vivrebbero male. Ebbene, i biologi hanno calcolato che la popolazione ideale del nostro pianeta non dovrebbe superare il miliardo e mezzo. E per ideale intendono un mondo sfruttato in modo sano e sostenibile. Perciò viviamo un problema molto serio e preoccupante, ed è impressionante che nei congressi internazionali il tema della sovrappopolazione non venga considerato, o venga trattato solo marginalmente!

Negli anni '70 il dramma della sovrappopolazione era molto sentito, evidentemente più di oggi. È interessante notare cosa scrisse al riguardo il noto genetista Adriano Buzzati Traverso nel 1972, evidenziando a chiare lettere la gravità del problema e proponendo possibili soluzioni per porvi fine:

«Ad un tempo zero, prima che la nostra specie comparisse sulla Terra, inquinamenti non avvenivano. In un tempo zero più uno, quando i nostri progenitori erano già comparsi ma erano ancora dediti alla caccia ed alla raccolta per sostentarsi, comparvero i primi inquinamenti. Dal momento che la densità delle popolazioni umane era molto bassa i guasti portati all'ambiente potevano venir riparati per processi naturali entro tempi relativamente brevi. In un tempo zero più due l'uomo «scoprì» l'agricoltura e con essa la pastorizia e s'inurbò. Passarono circa 10.000 anni e poi, nel corso di questi ultimi secoli la popolazione umana cominciò ad accrescersi nel mondo occidentale come conseguenza di nuove conoscenze nel campo della medicina, dell'igiene pubblica e dell'industrializzazione. Nel tempo zero più tre i prodotti dell'uomo occidentale vennero esportati, per imposizione o limitazione, cosicché oggi ci troviamo in un periodo di accrescimento esponenziale non soltanto di numero di individui, ma di investimenti, di produzione, di consumi. È ovvio che alla base di tutto ciò sia riconoscibile in primo luogo un fatto biologico: l'aumento del numero degli esseri viventi. Questi, trovandosi su territori limitati a scala planetaria o nazionale, divengono ogni giorno più densi. E poiché ciascun uomo è costretto a portare danni all'ambiente in cui vive, per sopravvivere si determina una relazione di causa ed effetto fra densità umana ed inquinamento. L'ingegno dell'uomo e le tecniche che ne conseguono possono certamente ritardare la crisi ecologica, ma non possono eliminarla. Prima o poi sul piano globale come su quello di territori nazionali limitati, il numero degli esseri umani dovrà diminuire. Tale diminuizione potrà verificarsi attraverso un'ecatombe di dimensioni inimmaginabili (secondo gli studi di J. D. Forrester si potrà passare nel volgere di uno o due decenni da 8 miliardi a 200 milioni di persone) oppure attraverso una fase pianificata di diminuizione drastica nei tassi di riproduzione, di investimenti, di consumi e così via. Elemento essenziale e determinante per raggiungere una fase di equilibrio con l'ambiente è un controllo della popolazione da raggiungere, come probabile, attraverso la coercizione della società».

Le Georgia Guidestones invitavano a mantenere la popolazione mondiale al di sotto dei 500 milioni di individui in completa armonia con la natura. Erette nel 1979, in piena guerra fredda, dettavano le regole per la ricostruzione della società nel caso in cui fosse devastata da una terza guerra mondiale. Comunque penso che Buzzati Traverso abbia sintetizzato il problema meglio di chiunque altro.





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