lunedì 18 maggio 2020

Intervista a Claudio Pavanello, autore di «Tutto sugli anni 80»

Benvenuti all'intervista a Claudio Pavanello, autore del libro «Tutto sugli anni 80». Ringrazio Claudio per avermi concesso questa intervista che spero vi piacerà ed emozionerà.
Chi volesse aggiungere un commento può farlo tranquillamente. Buona lettura.


Claudio Pavanello, autore del libro "Tutto sugli anni '80". Parlaci un po' di te, chi sei?

Claudio: Sono nato e vivo a Dolo, in Provincia di Venezia.
Classe di ferro 1966.
Sono un giornalista, però da molti anni lavoro come responsabile comunicazione di grandi aziende venete.
Ovviamente ho una grande passione per gli anni ’80 e mi ritengo ormai uno storico di quel periodo.

Come è nata l'idea di questo libro? Raccontaci.

Claudio: Avevo scritto un articolo per una rivista di auto su John DeLorean, il fondatore della casa automobilistica che diede vite alla DMC12 di Ritorno al Futuro. Un personaggio fantastico, da film. Ad un certo punto ho pensato di scrivere qualcosa d’altro sugli anni ’80, magari per fare un sito, così sono saltate fuori le storie su Mathias Rust, il mitico aviatore 19enne che atterrò in Piazza Rossa con un piccolo aereo Cessna (ho anche una sua foto autografata!), poi sullo scandalo dei falsi diari di Hitler che mise in subbuglio la Germania, infine sul vile attentato realizzato ad Auckland dai servizi segreti francesi contro la Rainbow Warrior, la barca di Greenpeace. Poi però c’erano ancora tantissime altre cose interessanti da scrivere di quel decennio, così ho continuato a scrivere e scrivere… per quattro anni.
Ovviamente, alla base di tutto c’è la mia grande passione per gli anni ’80, tra l’altro ho una collezione di dischi e memorabilia abbastanza interessante. Sono molto orgoglioso del libro, credo l’unico nel suo genere e mi sono divertito tanto a scriverlo.
Quello che è stato snervante è rileggerlo in continuazione per sistemarlo grammaticalmente… alla fine, incredibile, è rimasto un errore nella prefazione, che avrò riletto 20 volte, non volevo crederci! Insomma, ho capito perché gli autori famosi hanno i correttori di bozze! Comunque penso sia anche abbastanza leggibile, ho puntato molto su una prosa veloce, allegra, in linea con il decennio.

Qual è l'avvenimento degli anni '80 che ti ha colpito di più e perché?

Claudio: Serpukhov, Unione Sovietica, notte del 26 settembre 1983, centro di difesa nazionale: scatta l'allarme rosso, gli americani hanno lanciato cinque missili balistici da una base del Montana, in poco meno di 20 minuti potrebbero raggiungere Mosca.
La guerra fredda è all'apice, il paranoico Kgb ritiene probabile un attacco a sorpresa dopo l'abbattimento del 747 coreano pieno di statunitensi e dopo che il neo presidente Reagan ha bollato l'URSS "impero del male". In 15 minuti il moribondo premier Andropov avrebbe probabilmente scatenato la rappresaglia nucleare, come previsto dal protocollo di difesa. Il Tenente Colonnello Stanislav Petrov, capo della base, è senza fiato, non è convinto che il sistema di intercettazione "Oko" sia infallibile come gli hanno raccontato. Decide di dichiarare il falso allarme, poi si siede e con i 120 addetti trattiene il fiato sperando di non essersi sbagliato: è così, i satelliti sovietici avevano male interpretato i riflessi del tramonto sui silos americani, scambiandoli per fiammate di lancio. Quando, dopo la fine del comunismo, l'episodio diventerà pubblico, Petrov sarà premiato dalle Nazioni Unite come “uomo che ha salvato il mondo”.
Questo è un episodio che mi ha colpito moltissimo, uno dei tanti momenti in cui il mondo è stato sull’orlo del baratro. Mi piace ricordarlo soprattutto perché a novembre 1989 Unione Sovietica e Stati Uniti dichiareranno ufficialmente cessata la Guerra Fredda; in questo passaggio da guerra nucleare alle porte ( ricordate il film “The day after”? ) alla distensione ed alle speranze di fratellanza sta l’essenza degli anni ’80.
Tra l’altro voglio dire da “storico” (senza presunzione) del decennio, che mi sembra molto spesso non si noti che anche a così breve distanza la storia si ripete: la Coalizione che combatte in Afghanistan ha esattamente gli stessi problemi che incontrò l’Armata Rossa negli anni ’80.

Parliamo di nostalgia. Ti reputi nostalgico di questo decennio?

Claudio: Si.

Secondo te, in che percentuale influisce il fatto di aver vissuto gli anni '80 durante l'adolescenza su chi li ricorda con tanta passione?

Claudio: E’ una bella domanda. Sicuramente l’aspetto anagrafico influisce molto. Però, anche giudicandolo oggettivamente, non vi si può non scorgere un’epoca in cui l’umanità sembrava andare compatta verso la costruzione di un mondo migliore.
Basti ricordare la fine di tanti odiosi regimi di “destra” e di “sinistra”, schiacciati da inarrestabili e genuini movimenti popolari che, riempiendo le piazze, resero inutile ogni strumento di repressione.
La fine della “Guerre Fredda”, che ancora nel primo lustro del decennio aveva portato l’umanità vicina al baratro, fu ufficialmente sancita da Gorbachev e Bush a bordo della corazzata “Maxim Gorky” il 2 Novembre 1989, pochi giorni dopo il crollo del Muro di Berlino. La delirante guerra all’armamento più potente fu frenata dal trattato IFF, mentre l’Apartheid venne cancellato dalla crescente pressione dell’opinione pubblica e dei governi occidentali. Come non ricordare poi il grande e collettivo impegno degli artisti contro la fame nel mondo, la messa al bando internazionale della caccia all’elefante ed alla balena, la nascita di Compact Disc, Personal Computer, Internet, videogiochi, invenzioni che sembravano fatte apposta per rendere più allegro e vivace il futuro?
Il tutto accompagnato dalla spensierata colonna sonora dei Duran Duran, degli Spandau, di Madonna e dei Police. Ci furono, ovviamente, anche grandi momenti tragici, Chernobyl, Bophal, la guerra delle Falkland e Iran/Iraq, l’assassinio di John Lennon, i “Misteri d’Italia”, ma il decennio si chiudeva con delle strette di mano, quelle tra Gorbachev e Papa Giovanni Paolo II, tra Mandela e de Klerk, che illudevano in un futuro di pace ed amicizia tra popoli e nazioni.

Cosa ti piace di più del tempo presente e cosa ti piace di più del decennio?

Claudio: Di oggi sicuramente che si può dialogare ed interagire con persone di tutto il mondo, è una cosa fantastica. Io gioco online e chatto con persone che stanno dall’altro capo del mondo, è incredibile, pazzesco, da film di fantascienza anni ’80 (quando solo chiamare telefonicamente un altro continente era un’impresa epica e costosissima). Anche il GPS (le cui origini sono peraltro raccontate nel mio libro, essendo una tecnologia militare che Reagan decise di rendere pubblica dopo l’abbattimento del volo di linea Kal007 da parte dei russi a causa di un involontario sconfinamento) è qualcosa di straordinario.
Pure i pc superveloci e l’alta definizione li trovo magici.
Per rimanere in tema, degli anni ’80 ricordo proprio con piacere quell’essere sospesi tra passato e futuro, con tante nuove invenzioni che ci apparivano rivoluzionarie: per esempio l’arrivo del cd, che ci liberò dalle musicassette (vi ricordate quando si dovevano riavvolgere con la penna?), le prime consolle a colori, la diffusione dei videoregistratori (nelle tre versioni vhs, video2000 e beta).
Al tempo stesso era un epoca in cui si poteva ancora correre nei campi, in cui c’erano rapporti sociali più stretti. Devo dire che anche viaggiare era un esperienza più intensa di oggi, con le frontiere, il cambio valuta, le telefonate notturne per spendere poco.

Se tu avessi una macchina del tempo, in quale anno torneresti indietro e perché?

Claudio: Al luglio 1985 per andare a vedere i Queen al Live Aid! Oppure mi piacerebbe il 1989, per essere presente al crollo del muro di Berlino.

Nella tua intervista con Umberto Smaila parli di musica e di cover di pezzi anni '80. Come vedi il futuro in campo musicale?

Claudio: Io a casa ho circa 800 canzoni anni ’80. Questo mi permette di accorgermi di quante cover girino oggi. La musica anni ’80 sembrava destinata ad essere “usa e getta”, invece aveva un potenziale eccezionale, che si dimostra ancora attuale. Per assurdo, secondo me, la musica anni ’70, con poca elettronica, era troppo personale, troppo potente per essere rimaneggiata. Quella anni ’80, fresca, elettronica, per certi versi impersonale (basti citare il caso dei Milli Vanilli o di tanti altri cantanti che in realtà ci mettevano solo la faccia) si presta invece benissimo a ripresentarsi nel tempo.

Nuovi progetti per il futuro?

Claudio: Onestamente no, mi piacerebbe che il mio libro si trovasse nelle librerie invece di essere principalmente venduto tramite il web (ricordo il sito libro80.com e la Pagina Facebook), ma per trovare un distributore c’è da perdere troppo tempo, ed io in realtà faccio un altro lavoro. Ecco, mi piacerebbe invece condurre una trasmissione radiofonica sugli anni ‘80.

Grazie Claudio per l'intervista, è stato un grande piacere. E tanti auguri per il tuo libro!

Claudio: Grazie mille a te, ed un saluto di cuore a tutti i reduci degli anni ’80.




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